martedì 21 aprile 2009

ULTRAVOX! - Ah! Ah! Ah! (1977)

Il battito animale della new-wave
La delusione commerciale del primo album, sebbene un capolavoro riconosciuto a postumi dalla critica, porta gli Ultravox! a spingere l'acceleratore sulla sperimentazione e ad abbracciare la causa punk per ciò che riguarda l'aggressività del sound e certe atmosfere asfittiche. In particolare emerge la personalità di Billy Currie, che con l'uso massiccio di sintetizzatori (Moog, Arp), determina il sound del disco e della band. Nessuno nella new wave ha più suonato le tastiere come lui, avendo studiato lo strumento partendo dalle esperienze di musicisti operanti in area "prog". Ma è soprattutto l'elettronica tedesca (Faust, Neu!, Kraftwek) ad ispirare i nostri, che la importano nel loro nuovo rock già collaudato su "Ultravox!". "Ah! Ah! Ah!" è l'ultimo album con Steve Shears alla chitarra, che passerà nelle mani di Robin Simon per la realizzazione dell'ultimo lavoro "Systems Of Romance".

Sul finire del 1977, a nemmeno un anno dalla pubblicazione del loro esordio, ecco arrivare nei negozi questo "Ah! Ah! Ah!", sempre per la Islands. John Foxx ha abbandonato il look "glam" della copertina di "Ultravox!" e si presenta dall'aspetto e dalle movenze selvagge, come nella migliore tradizione punk. Il disco parte a razzo con l'anthem "Rockwrok", che uscirà anche come singolo, ritmo mozzafiato e riff chitarristico ossessivo. "Frozen Ones" è annunciata da uno schioccare di dita e dalla voce in solitaria di Foxx, ma poi parte l'apoteosi strumentale sulla falsariga del brano d'apertura. "Fear In The Western World" è un terrorizzante groviglio di chitarre e sintetizzatori impazziti su ritmo punk che riprende nelle liriche il tema delle angosce dell'uomo moderno, già accennato nel disco d'esordio (i testi agghiaccianti caratterizzeranno tutto l'album). È in "The Man Who Dies Everyday" che è più evidente l'influenza del "kraut rock" tedesco: la ritmica è robotica, il cantato asettico, il sintetizzatore a decidere il tema principale, con echi di Kraftwerk dell'album "Trans Europe Express". "Artificial Life" è un crescendo micidiale di batteria e sintetizzatori, Currie non si risparmia e crea suoni pesantissimi con il suo moog, mentre Shears intreccia accordi e riff chitarristici toccando le vette più alte della sua espressività. Dopo tanto fragore, un delicato ma ossessivo pattern di drum machine introduce uno dei pezzi più celebri della band: "Hiroshima Mon Amour" è un balletto meccanico alla Brian Eno con sax dolce e cantato romantico, che chiude in maniera inaspettata il disco e consegna gli Ultravox! alla storia del rock.

Molti critici ritengono "Ah! Ah! Ah!" il miglior lavoro degli Ultravox!, in realtà è difficile fare una classifica di tre albums decisamente diversi l'uno dall'altro per un gruppo che ha saputo rinnovarsi e non si è mai risparmiato nel campo della sperimentazione. Sicuramente è il loro disco più aggressivo, che risente del clima dell'epoca (siamo in piena esplosione punk), sebbene il loro approccio al nuovo rock sia stato del tutto originale, sia nella costruzione dei brani, sia per le tecniche strumentali adottate. Purtroppo, con l'abbandono di John Foxx nel 1979 e la sua sostituzione con Midge Ure, la band raggiungerà il successo commerciale con dischi dalla qualità compositiva sempre più scadente ("Vienna" l'episodio migliore), fino ad uno scioglimento senza clamore sul finire degli anni '80. Più interessante la carriera solista di Foxx, che passerà da sperimentatore elettronico a raffinato interprete di splendide canzoni techno pop ("Metamatic" e "The Garden" gli album più riusciti).


Tracklist "Ah! Ah! Ah!" :
1.: Rockwrok
2.: Frozen Ones
3.: Fear In The Western World
4.: Distant Smile
5.: The Man Who Dies Everyday
6.: Artificial Life
7.: While I'm Still Alive
8.: Hiroshima Mon Amour

Ultravox!:
John Foxx - voce
Billy Currie - tastiere
Chris Cross - basso
Steve Shears - chitarra
Warren Cann - batteria

Discografia:
Ultravox! (Islands, 1977)
Ah! Ah! Ah! (Islands, 1977)
Systems Of Romance (Islands, 1978)
Three Into One (antologia, Islands, 1980)



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