mercoledì 9 aprile 2008

JOHN FOXX - The Garden (1981, remastered)

Il volto umano dell’elettronica
Quando, sulla scia del suo primo album "Metamatic", molti artisti spingeranno sull'elettronica sfornando successi milionari (Gary Numan, Depeche Mode e Human League solo per citarne alcuni), John Foxx stupirà con questo "The Garden". Il suono gelido e claustrofobico di "Metamatic" lascia il posto ad un sound solenne e maestoso che unisce musica mitteleuropea, cori paleocristiani e techno pop romantico. Tornano le chitarre (Robin Simon, ex compagno d'armi negli Ultravox dell'ultimo album) e gli archi e il pianoforte si sostituiscono ai suoni ruvidi dei synth. Certo, sempre di suoni sintetici si tratta, ma mai dei sintetizzatori avevano suonato in modo così "umano". John Foxx non è più il “dandy” degli Ultravox! di “Dangerous Rhythm" e nemmeno l’asettico cantore della fredda metropoli di “Burning Car”, ma un uomo sensibile e raffinato che medita sulla bellezza dell’arte, della natura e dei sentimenti.

“Systems Of Romance”, "Europe After The Rain" e "Dancing Like A Gun" sono dei capolavori techno pop, ma un pop suonato con il cuore e lontano da mere operazioni di commercio. "The Garden" è una splendida suite di sette minuti, dove "il giardino" prende il sopravvento sulla metropoli di "Metamatic", nella visione di una vegetazione rigogliosa che invade fabbriche abbandonate (la miniaturizzazione della tecnologia fa pensare a Foxx che la natura potrà presto rimpossessarsi degli spazi rubati dall'uomo in oltre un secolo di progresso industriale). Un disco che avrebbe sicuramente meritato di più, ma sappiamo che John Foxx è un musicista che ha lavorato più per la storia della musica che per le logiche del mercato.

Come per il precedente "Metamatic", anche questa versione rimasterizzata di "The Garden" del 2003 porta un indiscutibile beneficio alla qualità audio delle canzoni, grazie ad un'accurata opera di restaurazione digitale. Non mancano le bonus tracks, prevalentemente b-sides dei singoli del periodo. In più il misconosciuto singolo "This Jungle", un capolavoro perduto che certamente farà la gioia degli estimatori del nostro eroe.


Tracklist:
1 Europe After The Rain
2 Systems Of Romance
3 When I Was A Man And You Were A Woman
4 Dancing Like A Gun
5 Pater Noster
6 Night Suit
7 You Were There
8 Fusion/Fission
9 Walk Away
10 The Garden
Bonus tracks
11.: Long Time
12.: This Jungle
13.: Swimmer 1
14.: Swimmer 2
15.: Young Man

Formazione:
John Foxx - voce, sintetizzatori, rhythm machines
Duncan Bridgeman - basso
Robin Simon - chitarra
Philip Roberts - batteria
Gareth Jones - ingegnere del suono

Discografia:
Metamatic (1980)
The Garden (1981)
The Golden Section (1983)
In Mysterious Ways (1985)
Assembly (raccolta, 1992)
Shifting City (1995)
Cathedral Oceans (1995)
Subterranean Omnidelic Exotour (1998)
Crash And Burn (2003)
Pleasures Of Electricity (2004)
From Trash (2006)



martedì 1 aprile 2008

THE CURE - Faith (1981, Deluxe Edition 2cd)

La grigia cattedrale del gotico
Quando si pensa agli album "gotici" (o "dark") degli anni '80, vengono in mente principalmente due dischi: Closer dei Joy Division e Faith dei Cure. Nel primo caso, a mio avviso, il fatto è stato del tutto fortuito, cioè i Joy Division erano convinti di fare rock, un rock dalle tinte oscure certamente, ma rock… poi alcune manipolazioni elettroniche del fonico Martin Hannet su due pezzi come "The Eternal" e "Decades" insieme al suicidio di Ian Curtis, hanno creato la leggenda del primo album gotico della storia della new wave. Per Faith si è trattato di un qualcosa di più ragionato, quasi un accodarsi al carrozzone degli "scuri" che da Closer aveva preso l'abbrivio. Chissà se Robert Smith, nello scrivere queste canzoni, non abbia pensato a Ian Curtis. Oppure: sarà vero che l'atmosfera tetra è stata creata dalla perdita dell'adorata nonna di Smith e dalla morte della madre del batterista Lol Tolhurst, episodi avvenuti a breve distanza l'uno dall'altro a ridosso delle registrazioni dell'album? Non lo sapremo mai. Resta quest'ombra su un disco difficile da decifrare in quanto a sincera espressione del proprio stato interiore. Un disco che, tuttavia, resta un capolavoro del gothic rock.

L'atmosfera di Faith è quella cupa e raccolta delle cattedrali: le cadenze della batteria e il suono profondo del basso assumono quel tono pacato ed evocativo di quando, rassegnati all'idea della propria morte, scorrono le immagini della nostra vita e si ricorda l'infanzia. Le tastiere sono chiesastiche, la voce distante e lamentosa. "The Holy Hour", in apertura, è una chiara dichiarazione d'intenti, con i suoi tetri rintocchi di campane. In "Primary" il ritmo aumenta: è il singolo che dovrà promuovere l'album e non poteva essere altrimenti. Il ritmo torna a calare progressivamente: "Other Voices" gioca su un pattern ritmico fatto con i tom e sugli ululati sinistri di Smith, adagiati sul basso cavernoso di Gallup. "All Cats Are Grey" e "The Funeral Party" sono lente e tastieristiche e danno il "mood" all'album, mentre "Doubt", ritmatissima e dal cantato "sputato", paga l'ultimo tributo al punk delle origini. Ma i migliori pezzi del lotto sono gli ultimi: in "The Drowning Man" la morte non è altro che un tornare all'acqua che ci ha generati, nella storia di una ragazza che annega per un banale incidente. La chitarra è ossessiva, accompagnata dai "claps" elettronici della drum machine, mentre la voce di Smith simula cori gregoriani dall'oltretomba. "Faith" chiude il disco e celebra l'irrazionale attaccamento alla vita dell'uomo, la cui "fede" è l'ultimo appiglio. Una lunga suite sostenuta dall'inconfondibile basso, dove Smith recita fino alla disperazione "With nothing left but faith…"

La versione rimasterizzata e arricchita di un secondo cd pieno di inediti, mi fa un grosso regalo: quella "Carnage Visors" (colonna sonora del film che accompagnava i Cure durante i concerti e da loro stessi interpretata) che tanto ho cercato in gioventù e non sono mai riuscito a trovare in quanto pubblicata in edizione limitata sul lato B della versione in musicassetta. E' una lunga suite di oltre 25 minuti che gioca con il solito basso cavernoso e la drum machine, con qualche effetto qua e là, in perfetto stile "faithiano". Poi le demo-versions dei brani di Faith e diversi live del massacrante tour del 1981, che portò i nostri fino in Australia e Nuova Zelanda. Da questi riusciamo ad immaginare, come molti cronisti hanno documentato a suo tempo, che i concerti dei Cure sembravano più riti religiosi che vere e proprie esibizioni rock. Ciliegina sulla torta: a chiudere il cd di inediti la splendida "Charlotte Sometimes", singolo del 1981 ed una delle canzoni più affascinanti del repertorio Cure, qui recuperata per la gioia di noi "sfegatati".


Tracklist disc 1
1.: The Holy Hour
2.: Primary
3.: Other Voices
4.: All Cats Are Grey
5.: The Funeral Party
6.: Doubt
7.: The Drowning Man
8.: Faith
9.: Carnage Visors

Tracklist disc 2
1.: Faith (Rhino Studios instrumental demo 1980)
2.: Doubt (Rhino Studios instrumental demo 1980)
3.: Drowning (group home instrumental demo 1980)
4.: The Holy Hour (group home demo 1980)
5.: Primary (studio out-take 1980)
6.: Going Home Time (Morgan studio out-take 1980)
7.: Violin Song (studio out-take 1981)
8.: Normal Story (studio out-take 1981)
9.: All Cats Are Grey (live 1981)
10.: The Funeral Party (live 1981)
11.: Other Voices (live 1981)
12.: The Drowning Man (live in Australasia 1981)
13.: Faith (live at the Sydney Capitol Theatre 1981)
14.: Forever (live 1981)
15.: Charlotte Sometimes

The Cure:
Robert Smith - voce, chitarra, tastiere
Simon Gallup - basso
Lol Tolhurst - batteria

Acquista i tuoi dischi al miglior prezzo ed in tutta sicurezza su CDandLP.com

SEARCH FOR MUSIC ON